Secondo la SIAE dobbiamo pagare per diffondere trailer e musica
Secondo le ultime fonti in rete e di recente anche da parte del Corriere della sera e la Repubblica, la SIAE avrebbe reinterpretato una norma del 1941, che se applicata oggi, sarebbe un pĆ² paradossale.
Sul sito della SIAE vi sono le norme che regolano la questione, in particolare per il caso riportato nel titolo cito testualmente: Ā«Qualunque utilizzazione di unāopera cinematografica o assimilata su rete telematica deve essere autorizzata dal titolare del diritto, che in genere ĆØ il produttore o chi ha acquisito da lui i diritti in base ad un contratto. (…) Oltre ad avere lāautorizzazione del produttore cinematografico o audiovisivo, lāutilizzatore deve anche corrispondere lāequo compenso a favore degli autori di opere cinematografiche ed assimilate (regista, soggettista e sceneggiatore), da negoziare con la SIAE (artt. 46bis e 18bis della L.d.A. n. 633/1941 e successive modificazioni)Ā».
Queste norma, secondo l’interpretazione di chi ha il compito di far rispettare il copyright, andrebbe estesa anche alle licenze per lāuso delle colonne sonore trasmesse assieme ai trailer. Quindi sembra proprio che tutti i blog, i siti privati e forse anche i profili di facebook, stiano per correre il rischio di dover pagare qualche ammenda salata.
Pertanto prima di incorrere in ulteriori problematiche questo sito partecipa alla protesta che si ĆØ mossa in rete, io personalmente ho preso spunto dal sito LEGA NERD dove ho letto tale protesta, di seguito cito testualmente l’opinione del sito suddetto:
Noi ci siamo immediatamente schierati eliminando dal nostro sito tutti i video, unāiniziativa che non serve certo a schivare il balzello di SIAE sulla pubblicazione di video su internet, ma che serve a far capire quanto la redistribuzione dei piccoli e grandi blog di video in embed ĆØ importante per la diffusione di un video, sia esso un trailer o altro.
Insomma la protesta ha un solo fine, cioĆØ quello di far comprendere alla SIAE che questa reinterpretazione non ĆØ giusta ne tanto meno logica, in quanto l’ente stesso non distingue tra siti che ospitano i video in proprio e quelli che semplicemente pubblicano video ospitati da altri fornitori di contenuto (come YouTube, Vimeo, Etc.) tramite la tecnica tanto usata dellāembed. Infatti giĆ Youtube e altri siti di questo genere pagano i tributi alla SIAE.
Concludo invitandovi tutti (possessori di blog o siti e utenti facebook) a riflettere e fare attenzione fin quando questa questione non sarĆ conclusa.